‘80

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Nella storia del ‘900 pochi momenti sono stati pervasi da uno spirito cosi forte come negli anni
ottanta, forse l’ultimo decennio definito da una marcata identità.
Dopo di loro si sente parlare degli anni 90 con molta meno enfasi poi non si menzionano i decenni
successivi come periodi omogenei, conchiusi e portatori di un significato.
Se è vero che le identità del decennio vengono spesso costruite a posteriori, dalla memoria e
dalla storiografia, nel caso degli anni ottanta del Novecento già i contemporanei erano consci di
vivere in un periodo nuovo e diverso rispetto al passato.
Già tra i contemporanei il giudizio sugli anni ottanta diede vita in Italia a opzioni in forte contrasto
tra loro. Per molti, nel panorama politico dell’ epoca, il paese era entrato in un periodo orribile, di
caduta dei valori, di crollo delle grandi tensioni collettive, di chiusura nel privato, in sostanza di
egoismo e cinismo.
Anni superficiali, di plastica, dominati dall’ immagine, dalla televisione, dall’ arricchimento facile,
dai consumi voluttuari, dalla volgarità; per altri (la maggioranza) anni di opportunità, di fine degli
scontri ideologici, di riforme, e dell’ affermazione di molti soggetti economici nuovi. Sul finire del
decennio fu Umberto Eco che li rivalutò : ”sono stati grandiosi” e le sue parole anticiparono un
recupero della memoria del decennio sotto forma di nostalgia per i prodotti della cultura di massa:
la musica, i video, i cartoni animati, i film gli oggetti di consumo. Una nostalgia ancora oggi ben
viva.
Faticano però a uscire da un pubblico di addetti ai lavori gli studi che rendono maggiore giustizia
ai protagonisti di allora.
Andare alla ricerca dello spirito degli anni ottanta.
Cosa è successo di tanto rilevante negli anni ottanta?
Per la prima volta l’Italia era entrata nell’era del consumo di massa. A dare forma a questo
passaggio, culturale prima ancora che economico, furono le televisioni private motore e al tempo
stesso conseguenza di questa esplosione dei consumi.
Il consumo di massa e la rivoluzione mediale erano contemporaneamente causa ed effetto di un
fenomeno più vasto che aveva investito il mondo intero e che dagli anni novanta sarebbe stato
battezzato “globalizzazione”.
Individuo e Individualismo diventano realtà e si affermano come norma di vita scavalcando per la
prima volta egemonie politiche e religiose.
Naturalmente l’affermarsi dell’ individualismo portava a sradicare antiche e tradizionali istituzioni,
ma l’ Italia seppe reagire con equilibrio e adattare alla primissima forma di globalismo forme
sociali, come la famiglia per esempio, che si trasformarono lasciando spazio ai singoli membri
come individui.
La cultura fu investita da un pesante processo di spettacolarizzazione che iniziò proprio negli anni
ottanta e che influenzerà la cultura nei decenni a venire fino a oggi.
È difficile sostenere che gli anni ottanta si conclusero alla fine del medesimo decennio, gli anni
ottanta si sono protratti fino alla fine del secolo, e sono stati anni di miscela tra il nuovo e il
vecchio, di continuità e di rottura, di splendore e di miserie; il punto di passaggio e di transizione
tra due universi socio-culturali molto diversi. Per questo motivo, nel loro inizio, unici.
I Negli anni ottanta si assiste allo scollamento degli italiani dalla politica e dalle lotte
ideologiche. Un Presidente come Pertini e un Papa come Wojtyla hanno rappresentato essi stessi
l’individualismo opposto alle convenzioni, riscuotendo, per la prima volta, una grandissima
popolarità e molto affetto.
La politica quindi inizia ad aprirsi verso situazioni che fino ad allora aveva fatto finta di non vedere,
ignorando quei fenomeni di costume che, non lottizzati, erano liberi. Questa è probabilmente la
vera ragione per cui gli anni ottanta sono stati così potenti. Il cambiamento ha spiazzato la politica
che ha dovuto ripensarsi.
In quel frattempo sono esplosi fenomeni che, proprio perché scevri da correnti ideologiche, si
sono imposti liberi in tutta la loro potenzialità.
L’italiano nuovo o “postmoderno” desideroso di uscire dalla crisi economica e culturale del
decennio precedente perchè ormai consapevole che si stava incamminando verso un orizzonte
nuovo, lo ritroviamo perfettamente nella squadra della nazionale di calcio vincitrice del mondiale
del 1982; un italiano nuovo però ancora fortemente legato alla tradizione, dinamico e
sorprendente, in grado di spiazzare gli avversari anche se partiva da una condizione di grande
svantaggio nei confronti di avversari stessi poiché “povera di campioni”, dell’opinione pubblica
per via dello scandalo del Totonero e sbeffeggiata dagli allenatori di team più blasonati.
Ma l’Italia vincerà quel mondiale, con umiltà e coraggio. Si sente che c’è qualcosa di nuovo
nell’aria, si sta affermando una Nazione delle piccole imprese, l’ Italia degli stilisti, che venivano
dal nulla o dalla provincia, dell’ artigianato manifatturiero , una Italia non istituzionale che
contrapponeva alle regole e ai protocolli l’umanità e l’imprevisto gestiti con buonsenso. Con
buona pace di chi pensava al Paese come boccia persa dell’ Occidente gli italiani, complice un
certo patriottismo che si affaccia, stupiranno il mondo diventando la quinta potenza economica
mondiale nel giro di pochissimi anni.
II. L’innato immobilismo politico nazionale non soddisfa la richiesta decisionista di larga parte
dei cittadini, e allora ecco che si assiste alla nascita di nuove figure ex istituzionali che diventano
“Pop”.
Come già citati Pertini e Papa Wojtyla poi Craxi, Vincenzo Muccioli e Madre Teresa di Calcutta
nella società, Gianni Agnelli, Cesare Romiti, Raul Gardini nel campo dell’ economia e poi gli
sportivi , che fino ad allora avevano sempre dovuto tenere un profilo basso per accontentare una
certa morale, come Alberto Tomba, moltissimi calciatori, vedi Zenga, diventano icone.
Il bisogno di “decisionismo” in politica che consacrerà Craxi come l’uomo capace di prendere le
decisioni, produce nel cinema caricature dell’ uomo forte ma col cuore debole. Tutti i film
interpretati da Adriano Celentano hanno come protagonista un piccolo capo, strafottente ,
irriverente e un pò cialtrone, duro con le donne ma in realtà tenero di cuore, e il superuomo della
periferia dei film con Diego Abbattantuono.
Poi arrivò Rambo, che ancora di più di Harrison Ford nella saga di Stars Wars e di Indiana Jones e
di Arnold Schwarzenegger in Conan e in Terminator, incarnò per gli italiani le fattezze dell’ eroe
decisionista.
Ecco allora che trattare un personaggio di fiction alla stregua di un uomo politico produsse anche
l’effetto inverso: i leaders politici iniziarono a muoversi alla stregua di icone pop. Ronald Reagan e
Margaret Tatcher su tutti.

III. La diffusione di massa delle droghe e dell’ AIDS possono considerarsi derive della forte
diffusione dell’ individualismo e dall’ emergere caotico e incontrollato delle più diverse soggettività
sociali.
Un fattore all’ origine e al tempo stesso conseguenza del diffondersi dell’ individualismo fu il
moltiplicarsi dei consumi. L’ Italia degli anni ottanta venne investita dal più imponente processo di
massificazione delle merci, molto più rilevante di quello avvenuto nell’ altro decennio di boom ; gli
anni sessanta.
L’Italia degli anni ottanta era diventata, in fretta, una nazione moderna a tutti gli effetti. Il ruolo
della famiglia cambia in maniera radicale, trasformandosi in una sorta di welfare di inserimento dei
giovani invece di una “istituzione”.
I giovani più che mai target preferito dei consumi di massa, destinatari di tanta parte degli spot
pubblicitari iniziano a prediligere un soddisfacimento più immediato dei propri bisogni a scapito
della costruzione di un progetto di vita a lunga durata.
Anche di questo aspetto della famiglia mobile ed edonistica si occupa il cinema, film come
Speriamo che sia femmina, Mignon è partita, i film di Carlo Verdone e dei fratelli Vanzina.
Sulla tavola degli italiani e sulla loro alimentazione si notano grandi cambiamenti. Nonostante un
certo conservatorismo alimentare della dieta fondata sulla pasta e sulla carne, le abitudini
iniziarono ad essere intaccate dall’ avvento del Junk Food e dall’espansione di McDonald’s e
American Graffiti soprattutto al Nord e al centro del Paese, poi le famiglie cominciarono anche a
prendere in considerazione prodotti nuovi come salmone e formaggi francesi, il whisky e lo
champagne. E cominciava a prendere piede l’abitudine di uscire a cena.
Nell’ ambito dei bisogni secondari, terreno nuovo tutto da scoprire, la seconda auto per famiglia,
l’abbigliamento e gli accessori, compresi i gioielli non più appannaggio solo di ceti sociali elevati,
prodotti ed elettrodomestici per la casa sempre più sofisticati e performanti, come il
videoregistratore o il lettore CD e i primi personal computer , i viaggi, le barche, l’aria condizionata
e i finestrini elettrici nelle auto.
Anche altri status symbol diventano di massa, il Rolex, le Timberland, i jeans di Armani, i giubbotti
Moncler, la diffusione delle lampade abbronzanti, la palestra e la cura del corpo.
La nascita di tante correnti di moda, su tutte la più di massa quella dei Paninari e l’affermarsi dello
stile Armani trasformano l’Italia e la moda italiana nella ricerca della “gracious way of life” e della
dimensione estetica della vita.
Il made in Italy aveva inondato il mercato americano e il Giappone, consolidandosi come lo stile
per eccellenza, superando quello francese.
Hollywood veste italiano in film cult come American Gigolo, Wall Street, Nove settimane e mezzo,
Una donna in carriera (Working Girl titolo originale), il trionfo della moda era conclamato, e con la
moda la comunicazione e le pubbliche relazioni.
Mentre di giorno succedeva tutto questo, di notte si era ancora più avanti perché ancora meno
erano le regole e le convenzioni.
IV. L’ Italia diventa un paese ricco, la ricchezza è distribuita uniformemente in tutto il Centro
Nord soprattutto ma anche il Sud fa un balzo di qualità notevole.
Gli anni ottanta vedono il declino della classe operaia, pur essendoci una domanda infinita, a
favore degli impieghi nel settore dei servizi, e il mutare della radicalissima convinzione del lavoro
fisso deciso a volte ancor prima di nascere.
La ricchezza è presente più nella provincia che nelle città, i nuovi imprenditori sono agili, veloci
nelle decisioni e nelle azioni, dediti al lavoro al netto della palla al piede dei sindacati, non più
graditi neanche dalla maggior parte dei lavoratori, consumavano molto e vivevano nel mito dell’
America.
Molti avevano rinunciato alle caratteristiche della cultura borghese tipica come la riservatezza e la
sobrietà a fronte dell’ esibizione decisa e un pò rumorosa del proprio status.
Anche se capitalistica comunque la società , soprattutto in provincia, era in gran parte riuscita a
mantenere , pur modernizzandosi, una continuità di costumi e tradizioni.
I romanzi di Tondelli, di Aldo Busi raccontano una provincia Fun. La parola d’ordine è velocità.
V. la figura centrale del decennio è lo Yuppie Young Urban Professional, la cui mentalità, lo
stile di vita e la spregiudicatezza permearono il decennio in modo profondo incarnando
concretamente l’individualismo e l’edonismo; rapidi ed efficaci nel muoversi e con lo stesso
ottimismo degli anni sessanta, con la sola differenza che il tutto era proiettato su di se e non sulla
società.
Inizialmente esistevano solo nella galassia della Borsa Americana come broker , poi lo
diventarono anche professionisti come avvocati, medici e imprenditori.
La letteratura e il cinema hanno raccontato perfettamente questo concetto in libri come Mille luci
di New York di Jay McInerny, Il Falò delle vanità di Tom Wolfe, il film Wall Street di Oliver Stone.
Affascinava lo stile di vita spregiudicato, il lusso di cui si circondavano grazie a lauti guadagni
apparentemente facili.
Vanità, successo e grinta.
Tra i nostri miracol makers dell’ epoca, i fautori del miracolo economico, Berlusconi, De Benedetti,
Gardini, ma Agnelli soprattutto diventò il nostro ambasciatore nel mondo anche se , a differenza
degli altri, era l’unico ad avere origini “aristocratiche” e non era un self made man come gli altri.
L’Italia degli anni ottanta diventò una società dello spettacolo dove la luce dei riflettori trasformava
in divo chiunque finisse sotto l’attenzione dei media. Non a caso iniziò in quegli anni a diffondersi
l’acronimo VIP (very important people) a indicare un gruppo in cui stavano imprenditori, finanzieri,
politici, scrittori, giornalisti, attori, cantanti, sportivi, uomini dello showbiz, individui che solo un
decennio prima non si sarebbero mai incrociati perché le classi dirigenti e la borghesia
consideravano disdicevole frequentare persone del mondo dello spettacolo.
È nella musica pop, probabilmente, che negli anni ottanta si sperimentò questa forma di divismo
estesasi poi ad altre fasce dello spettacolo e della società. Lo si vide nel culto dei Duran Duran, di
Michael Jackson di Madonna ( di lei si disse che incarnava perfettamente il prototipo del nuovo
divismo, “perché può interpretare tutti i ruoli ” grazie ad una fantastica assenza di identità”).
E anche nello sport si assiste alla trasformazione dell’ atleta in uomo pubblico che sbandiera
pubblicamente la sua vita privata, meglio se sregolata ed eccitante.
Il primo e più rappresentativo veniva dal calcio che era ed è tuttora lo sport più seguito in Italia,
Walter Zenga che a differenza di Maradona (altrettanto famoso) aveva uno stile elegante nel
vestire, era fisicamente attraente, possedeva un eloquio svelto e non stentato, frequentava gli
studi televisivi non solo come atleta, ma anche come conduttore; era consapevole di ciò che
voleva e cercava e stava perfettamente dentro al personaggio che si era creato.
L’atro grande sportivo degli anni ottanta fu Alberto Tomba, che ottenne risultati sportivi strepitosi
pur essendo un personaggio sopra le righe e conducesse una vita piuttosto sregolata e
divertente.
VI. Negli anni ottanta, rispetto ai due decenni precedenti, le mobilitazioni di protesta giovanili e
non assumono connotati completamente diversi.
Non si protesta più “contro” qualcosa o qualcuno, ma piuttosto per stimolare riforme e interventi
concreti per integrarsi al meglio in questa società e partecipare appieno alla vita sociale e
culturale (movimento dell’85).
Il decennio si era aperto con la grande manifestazione dei quarantamila a Torino che aveva
fortemente ridimensionato il peso dei sindacati, poi i giovani degli anni ottanta, a differenza dei
loro predecessori sessantottini non sono particolarmente interessati di politica. Il dato più
acclamante del decennio fu la tendenza al prolungamento della fase giovanile come “scarsa
propensione all’ autonomia, predilezione a una vita protetta, incapacità di assumersi
responsabilità”.
Un afasia dell’ esperienza ben colta da Tondelli: “il convivere di vitalità e apatia, di attivismo e di
fatalismo, i ragazzi “appartengono a una generazione italiana più ricca delle precedenti, fanno più
sport e si vede. Vestono bene, hanno più soldi per le mani. Tentano di apparire belli a tutti costi e
detestano gli abbrutimenti. Viaggiano di più, se la cavano con almeno una lingua straniera, […]. Ma
nel momento in cui scrivono e raccontano, la maggior parte si blocca. Come se non avessero mai
fatto nulla. Stanno lì su letto e slumano il soffitto.”
Se i movimenti collettivi dei due decenni precedenti erano mossi dalla speranza e dalla utopia,
quelli degli ottanta avevano un quadro di attese più limitato. Vi sono state poche grandi
manifestazioni negli anni ottanta e tutte non avevano più né slogan né simboli politici per quanto
una parte politica abbia sempre cercato di cavalcare l’onda impossessandosi dei movimenti
pacifista prima e ambientalista dopo.
Solo nel 1990 le manifestazioni giovanili riprendono una connotazione politica con Le Pantere,
che occupano le università anche per lunghi periodi. Negli anni ottanta si lasciano andare le
vecchie storie di fascismo e antifascismo, guerra fredda, centrismo e centrosinistra, centralità
della classe operaia ai loro occhi è roba morta.
Lo Stato e il governo erano soggetti con cui dialogare, non da abbattere.
VII. Nella metà degli anni 80 una certa idea di catastrofe prende culturalmente piede, film
come Blade Runner, Mad Max, Terminator riscuotono un grande successo, e anche molti video
musicali, forma di comunicazione importantissima esplosa in quel decennio, ospitavano spesso
immagini di catastrofi imminenti.
I video musicali, che fino agli anni ’70 erano scarsi e di bassissima qualità, conoscono negli anni
80 la massima espansione grazie alla nascita di un canale televisivo che, col nome di MTv, nell’
agosto del 1981 da New York, inizia a trasmettere non stop solo video musicali, cercando di
intercettare un pubblico giovane e molto giovane per i quali non esistevano programmi.
Nel giro di poco tempo diventa un successo planetario dando così il via nuove attività come la
regia creativa per esempio, che permette agli artisti di esprimersi a tutto tondo in panorama nuovo
e totalmente da scoprire.
La musica dagli anni 80 non sarà più la stessa e, dai video musicali, ha origine “l’ immagine “ della
persona così come ancora oggi la intendiamo.
Le discoteche, come forma di aggregazione unica, di massa, e i clubs come forma di
aggregazione di nicchia, danno vita ad una nuova industria creativa e a un nuovo modello di
divertimento che comprende l’esplorazione della grafica, della moda, degli spostamenti, anche
per grandi distanze, per seguire il dj di riferimento o la musica preferita.
La musica prodotta dalla fine degli anni ’70 a tutti gli ’80 costituisce ancora oggi la gran parte
della cultura musicale che tutti noi abbiamo. Negli anni ’80 dello scorso secolo la musica è stata
fondamentale nella vita di chiunque, a prescindere da quale corrente e stile musicale
prediligesse. Il Rock & Roll, forse la massima espressione musicale del periodo, ha contribuito in
maniera determinante al crollo del muro di Berlino.
Anche le radio conoscono una espansione notevole ma, almeno qui in Italia, come la politica, si
fanno sorprendere dal cambiamento veloce. E allora, come negli Stati Uniti, la musica veniva
presentata soprattutto nei clubs, poi passava alle radio e di conseguenza al grande pubblico.
Per questo motivo si è creata così una popolazione di persone all’ avanguardia (quasi sempre
provenienti dal mondo gay e dintorni) che hanno ispirato la moda, il design, le tendenze, l’arte, il
cinema e il teatro e la musica in modo così permeante che ancora oggi costituiscono la
modernità.

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