Stamattina scorrevo le notizie in tendenza su Twitter e, naturalmente, #Sanremo era al primo posto.
Siccome non lo vedo dal ’84 (credo), ho aperto per vedere chi avesse vinto: Måneskin. Bene! Bravi, mi piacciono, non foss’altro perché fanno Rock che è un genere di cui, sono convinta, c’è un assoluto bisogno nel nulla che regna nel panorama musicale; e lo dico da tempi non sospetti.
Tra i vari post che scorro uno cattura la mia attenzione: intanto scritto tutto in maiuscolo e con un piglio che è a metà tra la grettezza e il rancore recita: “COMUNQUE SIA ANDATA I BOOMERS SONO STATI SCONFITTI E QUESTA È L’UNICA COSA CHE CONTA”.
Punteggiatura questa sconosciuta a parte, decido di aprire il profilo dell’autore, o autrice in questo caso, aspettandomi i soliti arcobaleni, mondi, e tutto quanto contraddistingue molti di questa generazione che parla per slogan, invece mi accorgo che è solo una diciottenne innamorata della musica e dei concerti, tra l’altro come è giusto che sia, e menomale!
La dichiarazione però mi sorprende molto: perché questo astio contro i Boomers? Che vi hanno fatto da scriverne come se ci fosse una contrapposizione grave? Cosa è successo, e soprattutto, quando?
Approfondisco e leggo i commenti al tweet ma mi ritrovo in un terreno totalmente sconosciuto: un filone di ragazzi che ce l’ha a morte coi boomers, o meglio, li percula, pesantemente, il che mi riporta immediatamente agli anni ’60/’70 e alla contrapposizione tra quella generazione e quella precedente, quella che chiamava i genitori “matusa”. ( Ancora??? Che noia! )
Allora continuo a leggere e passo da un profilo all’altro cercando di capirne, se non l’origine, almeno il motivo ma non lo trovo. Nei loro tweet molta confusione, paralleli che non reggono né nell’ arco temporale né nella concatenazione logica dei fatti, e infatti non torna, perché la generazione dei Boomers è quella nata tra il 1945 e il 1964, quindi sono i nonni di questi, e ai nonni, si sa, si deve rispetto non contrapposizione. Non c’è nessun senso a farsela con qualcuno che è nato, mediamente, cinquanta e passa anni prima, è anacronistico.
Allora decido di fare qualche ricerca e di informarmi. Avendo sempre lavorato in mezzo ai giovani e per i giovani, sono molto curiosa di conoscere quanti più risvolti possibili, soprattutto di questa generazione, così diversa da quelle che l’hanno preceduta.
Intanto mi accorgo che molti di loro non sanno scrivere, errori grossolani di ortografia e di sintassi, per non parlare della punteggiatura che, scopro, alcuni ritengono superflua e lo dichiarano apertamente, come presa di posizione; contro cosa mi sfugge.
Poi inizio a notare che il loro passatempo preferito nella vita è seguire i vari format popolari (Sanremo, il Grande Fratello, Xfactor, ecc) per poi commentarli in uno shit storm che si autoalimenta o con l’incensamento del beniamino/a (mi rifiuto di mettere l’asterisco) di turno.
Ok, fin qui tutto abbastanza nella norma. Ci sta, ognuno è figlio dei suoi tempi e questo è il prosieguo della alienazione dovuta alla divulgazione di programmi televisivi commerciali iniziato negli anni ’80 che ha fatto, sempre a parer mio, moltissimi danni.
Mi sorgono spontanee alcune considerazioni però, a prescindere dalle varie lettere dell’ alfabeto, compreso quello greco, col quale ho scoperto, si denominano, da parte degli studiosi, tutte le generazioni che si sono susseguite dall’ inizio del’900 fino ad ora:
-Great Generation quelli nati dal 1900 al 1927
-Generazione Silenziosa dal 1928 al 1945
-Boomers dal 1946 al 1964
-Generazione X dal 1965 al 1976
-Generazione Y ( o Millennials) dal 1977 al 1990
-Generazione Z dal 1991 al 2010
-Generazione Alpha dal 2010 al 2020
Tutte le generazioni dello scorso secolo sono state al contempo protagoniste e spettatrici di grandi cambiamenti, di rivoluzioni più o meno soft, di lotte o di immobilismi ugualmente rivoluzionari, tutte le passate generazioni, anche con clamorosi errori hanno concorso tangibilmente al cambiamento e al progresso. Ognuna di queste generazioni, chi più chi meno, non ha avuto molte remore nello sporcarsi le mani per ottenere qualcosa, soprattutto la cosiddetta Great Generation, quella nata nei primi anni del ‘900, quella che ha combattuto in almeno una guerra mondiale, spesso dando la vita per un ideale. Tutte queste generazioni hanno generato un continuo progresso che, in gran parte, è ancora quello abbiamo oggi.
Quindi quale potrà mai essere il motivo per cui una generazione totalmente (e tristemente) piatta debba avercela con chi invece conosce e ha già visto tutto ciò che per loro è avanguardia e novità?
Non è nemmeno il caso di scomodare grandi pensatori come Junger, Nietzsche o Heidegger per criticare la modernità, qui sembra che sia quasi come sparare sulla croce rossa. E dispiace, tanto. I giovani sono la linfa vitale del mondo, non si può prescindere dai giovani.
Non è una critica, non sono nessuno per giudicare, ma avendo visto, grazie al mio lavoro, i comportamenti di varie generazioni di giovani, non posso non rilevare che questa, eccezion fatta per la padronanza con cui trattano la tecnologia essendo praticamente nativi digitali, ad oggi è la generazione più sdraiata, noiosa e autoreferenziale di tutte. Vecchi, spiace dirlo, sono vecchi dentro con una memoria storica a 7 anni indietro. Non oltre.
Per progredire, per andare avanti bisogna conoscere il passato, è necessario sapere da dove si viene per saper dove andare, per non farsi omologare, ora che la modernità – la modernità non il progresso lo sottolineo – appartiene ancora a 30-40 anni fa, e anche perché non si intravede un’ alternativa a cui approdare, sarebbe importante che si facessero un’idea di ciò che c’è già stato. Che è quasi tutto quello che li circonda. E che si attivino per proseguire nel futuro.
P.S.:
Chi scrive appartiene alla Generazione X e quindi posso testimoniare senza timore di smentite che Il Festival di San Remo era una roba da vecchi (o comunque qualcosa di troppo popolare per un giovane) già negli anni 80.
Orietta Berti, che leggo ha ricevuto un ottimo riscontro, negli anni ’80 era una rispettatissima icona di un mondo passato, quello dei nostri genitori.
Fa un grande piacere sapere che oggi riscuota ancora così tanto meritato successo perché fa parte di quel mondo dove “la qualità” era la conditio sine qua non per potersi approcciare a qualsiasi professione e che sia i Boomers che noi Gen. X siamo abituati ad avere e richiedere; la stessa Vanoni, 80 e passa anni, ieri sera, si dice, ha dimostrato che la classe e la professionalità sono altro, altro rispetto a tutti quei personaggi, costruiti a tavolino, che sono copie sbiadite di altri , loro si, nuovi e precursori, veri moderni, ma già 40 anni fa.
Comunque stupisce e fa riflettere che un format così nazional popolare si sia riaffermato in un pubblico giovane. Personalmente lo trovo il riscontro chiaro che, al di fuori del circuito mainstream, oggi non esiste nulla.
Dunque la tendenza di oggi è il tornare all’antico? Magari! Nella prospettiva di recuperare qualità.
Allora però, cari ragazzi della Gen. Z, non perculate i boomers, perché voi sembrate loro solo che voi non avete (ancora) inventato niente.