L’Albero di Natale

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Pare che nel 1885 il primo che ha messo le luci elettriche all’ albero di Natale sia stato il socio di Thomas Edison, Edward H. Johnson e che dopo dieci anni, nel 1895, anche La Casa Bianca si dotò del suo albero decorato con le luci elettriche contribuendo a diffondere questo stile in tutto il mondo. A lui va tutta la mia gratitudine.

Io sono sempre stata attratta dall’ albero di Natale, mi ha sempre affascinata, mi ha sempre fatto pensare che possedesse i requisiti per far accadere qualcosa di magico, perchè qualcosa di magico, guardandolo, pieno di palle di vetro, di riflessi d’oro o d’argento e di piccole lucine bianche, te lo trasmette comunque.

La prima volta che andai negli Stati Uniti era il 1988 e andai a Los Angeles, città che, insieme a New York, considero le mie preferite in assoluto. Ci sono poi tornata tantissime volte e per periodi più o meno lunghi ci ho anche vissuto.

La prima volta andai da turista e, tra le varie mete obbligatorie andai ad Anaheim a Disneyland. Ricordo che era un torrido agosto e che vidi qualcuno svenire dal caldo mentre era in qualche fila aspettando di vedere o fare qualche attrazione.

Era la prima volta che, con gli Universal Studios, io vedevo questi immensi parchi tematici ed ero affascinata da cotanta perfezione nel portare il visitatore a vivere un’ esperienza così immersiva ed emozionante.

In questi parchi esistevano delle Piazzette, ed esistono tutt’oggi ma io le vedevo per la prima volta, su cui si affacciavano negozi pieni di oggetti fantastici e, soprattutto, impossibili da trovare in Italia. Tra questi, mi ricordo, ho passato almeno due ore d’orologio in quello delle decorazioni natalizie. Per quanto trovassi molto strano aggirarmi in uno store natalizio in pieno agosto, rimasi così affascinata ed entusiasta che non resistetti e svaligiai il negozio: comprai per serie di colori palle, decorazioni, stelle, angeli, grappoli, fili di perle, punte, ghiaccioli e tutto quello a cui non riuscii a rinunciare.

Quando andai alla cassa per pagare realizzai che queste palle meravigliose e fragilissime e queste decorazioni speciali dovevano arrivare integre in Italia.

Ora, in quella vacanza io mi ero già innamorata follemente degli Stati Uniti, sembrava di vivere avanti di cent’anni rispetto a qui; c’era ogni cosa e, pagando, la potevi ottenere. Mi ricordo soprattutto quella sensazione di meraviglia nel vedere tutto enorme: le strade, le auto, le case, i mall, le spiagge, i parchi, persino al supermercato dove anche le mele erano giganti rispetto a qui, e mi piaceva moltissimo il modo con cui esponevano gli oggetti destinati alla vendita. Da noi tutto questo sarebbe arrivato lustri dopo.

Comunque, alla cassa del negozio di Natale a Disneyland, me ne innamorai ancora di più. Sapevo di non poterle portare a mano perchè erano estremamente fragili, e anche perchè, nel frattempo, lo shopping compulsivo si era impossessato di me ed avevo già la camera in hotel piena zeppa di roba che non sapevo bene come riportare a casa.

Scoprii poi che nei negozi dei cinesi vendevano queste enormi borse in plastica, che sopravvivevano ad un solo viaggio ma che erano estremamente capienti; costavano poco, e potevo riempirle all’ inverosimile. Nei miei frequenti viaggi negli Usa le avrei sempre ricomprate e alla fine avevo dato loro anche un soprannome che mi sembrava perfetto: “i cadaveri”, per dire quanto erano ingombranti e pesanti.. Eh lo so, non c’era Amazon e nemmeno la globalizzazione, ma il gusto di scoprire e scovare tante cose uniche e fantastiche rimane inarrivabile così come escogitare un modo per trasportale in viaggi internazionali era un’ avventura affascinante per quanto, all’ epoca, fosse molto meno complicato di adesso viaggiare con molti bagagli ingombranti.

Comunque alla cassa del negozio di Disneyland un brivido mi percorse la schiena: dopo aver passato due ore scegliere queste decorazioni di cui non sarei più stata in grado di fare a meno, il pensiero di vederle arrivare a casa come poltiglia mi fece venire l’ansia: non ero disposta a rinunciare.

Ma la perfetta macchina del parco più famoso del mondo mi è venuta subito in aiuto: ” No problem, we can ship them to your home by Fedex, safely”.

Uhmm, non ero molto convinta ma non avevo scelta. Assistetti così all’ imballaggio accuratissimo di ognuna delle decorazioni che avevo comprato, al riempimento di un grande scatolone e, dopo avere pagato, lasciai il negozio pensando che non sarebbero mai arrivate tutte intere.

Non fu così e la mia fiducia nell’ America crebbe ancora: rientrai dalla vacanza che il pacco era già arrivato, perfettamente integro come tutto il suo contenuto.

Imparai poi che a New York, da Bergdorf & Goodman vendono le palle di Natale più belle del mondo e anche da lì sono passata a fare incetta e quindi il mio fare l’ albero è un vero e proprio rito, celebrato con oggetti super ricercati che ho scelto e voluto fortemente.

Comunque quello scatolone contiene ancora tutto quello che comprai in California e i relativi imballaggi di protezione e io, ogni anno, vado in cantina a prenderlo, riapro una per una queste confezioni e quando è finito il Natale le ripongo religiosamente come prima. Mentre lo faccio penso al Natale ma sempre anche all’ estate californiana e al profumo di cannella di New York.

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