Non credo esista, in questo Paese, nessuna categoria commerciale che venga tenuta in così poca considerazione come le discoteche. Non c’è nessun parallelo, in nessun settore produttivo che sia paragonabile a come vengono considerate, e di conseguenza trattate, queste imprese. E sono stanca di sentire i media, con tono saccente, sparar sentenze senza aver nessuna cognizione.
La discoteca in questo Paese non è un azienda che cerca di stare quanto più possibile alle regole (in alcuni casi anche esagerate), pagando fior di tasse e creando lavoro per migliaia di persone, no, le discoteche sono considerate luoghi loschi, sporchi e devianti.
Diseducativi, promiscui, distributori di alcol a profusione, self service di qualunque tipo di droga e dove hanno luogo usanze risibili e pittoresche.
Sono luoghi che non piacciono, dove qualunque cosa succeda viene ingigantita e divulgata alla stregua del peggiore dei delitti.
In questi giorni prendiamo atto che le discoteche e i concerti sono gli unici due settori che non riaprono.
Ciò che li accomuna sono gli assembramenti di persone e quindi voglio pensare che il problema nasca dal fatto che -effettivamente- si cerchi di evitarli per voler essere giustamente cauti, ma io credo anche per manifesta incapacità di gestire e organizzare il fenomeno.
Ma mentre per i concerti non esiste un preconcetto negativo perchè chi si esibisce è considerato un “artista” quindi, di conseguenza, le manifestazioni vengono considerate “cultura”, le discoteche no, non sono cultura. Nessun Dj italiano è considerato veramente un artista, nessun locale divulga cultura.
Però si balla ovunque, abusivamente.
E infatti le discoteche, che sono soggette a una quantità notevole di regolamentazioni, sono le imprese che subiscono concorrenza sleale da chiunque, tollerata benissimo da chi invece queste regole le fa rispettare nei luoghi preposti e attrezzati. I bar, le spiagge, le piscine, i parchi sono discoteche de facto senza regole né autorizzazioni.
A proposito di cultura, non voglio andare troppo indietro nel tempo ricordando come soprattutto musica, arte, moda e stili di vita partano proprio dai club, di come ancora oggi larga parte della modernità che conosciamo è da lì che viene. Ma solo per il fatto che da decenni questi luoghi facciano parte della vita di gran parte degli individui, soprattutto giovani ma non solo, dovrebbe essere sufficiente per considerarle parte integrante della vita e della formazione di moltissimi cittadini, per cui, cultura!
E sì che oltre ad essere santi, poeti e navigatori, storicamente anche con la musica ce la siamo sempre cavata benino, eppure non la si vuole riconoscere questa evoluzione. Non si vuole riconoscere un valore a qualcosa che appartiene alla natura stessa dell’ uomo: ballare al suono della musica, offrire esperienze sensoriali e sociologiche.
Sarà l’impostazione cattolica o sarà il sempre presente finto perbenismo politico? Sarà che nessuno se ne vuole occupare davvero perchè, in fondo, le discoteche non sono un lavoro, men che meno serio? Non lo so, un pò tutte forse, quello che so è che sarebbe veramente ora di pretendere di venire trattati con maggior rispetto.
Ma le discoteche hanno un endemico problema: vanno ognun per sé , non esistono corporazioni forti, non esiste neanche la reale volontà di aderirvi. Salvo quando succede qualcosa, e allora tutti a piangere. Poi appena finita l’emergenza non importa più a nessuno. È così da sempre e sarà sempre così. Certi discorsi li sento fare da decenni. Non è mai cambiato niente.
Da gestore di locale sono state talmente tante le volte in cui mi sono sentita talmente a disagio da sentirmi quasi una ladra mentre stavo lavorando invece di essere quanto più serena e tranquilla possibile, come tutti i lavoratori.
Un’insana pressione dovuta al terrore di avere dei controlli che, potenzialmente, possono farti chiudere il locale, un ansia serpeggiante che tutti noi conosciamo benissimo. Lo sappiamo tutti che non è possibile essere in regola al 100%, in nessun ambito. Lo sappiamo tutti che ove vi è assembramento di persone qualcosa può succedere.
Ci sono leggi e limitazioni ferree, basti pensare che le capienze in Italia sono di molto inferiori alla media europea. “Molto inferiori alla media!!!!”. Il che significa che che abbiamo tutti delle capienze ridicole rispetto alle superfici dei nostri locali. Penalizzati? Giusto un filo..
E che dire poi del celeberrimo articolo 100 Regio decreto del 1931 e successive (meno male) modifiche ?
Un articolo che, a discrezione del questore, ti trasforma in locale pericoloso in un amen magari perchè qualcuno ha fatto una scazzottata perchè uno ha toccato il culo a una ragazza. Così, tanto per essere banali. Esiste qualche parallelo nel resto del mondo lavorativo? Non credo.
Per carità! Gestori incapaci, incompetenti ce ne sono stati tanti. Tutti improvvisati che hanno fatto più danni della grandine, contribuendo a rafforzare nell’ immaginario collettivo quel cliché assurdo che lo vede pappone, cocainomane, trombatore seriale e riccastro senza fare troppa fatica.
Vabbè, non commento neanche. Il cliché intendo, quello non lo commento proprio perchè so quanto è lontano dalla verità.
Poi, ovvio, le regole servono, l’importante però è non essere vessati. Anzi, sarebbe anche meglio se fossero proporzionate, almeno fra loro: se sei un locale pubblico devi fare entrare chiunque (salvo che abbia precedentemente creato problemi o che sia in evidente stato di alterazione), non puoi perquisire nessuno, non puoi trattenere nessuno. Però, se un avventore tira fuori dalle tasche un coltello e ferisce qualcuno ti chiudono il locale (altro esempio banale, si capisce).
La discoteca è il più bel capro espiratorio che ci sia; essendo anello di quella catena che ha a che fare coi giovani dopo la famiglia, la scuola e lo sport c’è il divertimento e – va da sé – che è facilissimo scaricare i fallimenti e/o le mancanze degli anelli precedenti sul ultimo. Con qualcuno bisogna pure prendersela. E vessarla è sport nazionale.
E allora via! Prima delle elezioni facciamolo un bliz con i mitra in mano e i cani antidroga durante il servizio. Con al seguito le telecamere della Tv locale che riprende “il bliz”!
C’è un problema signori: nelle aree private, se vogliono ci entrano i Carabinieri, non le telecamere, per cui fuori dalla cambusa! I carabinieri che aprono i cartoni sigillati dei bicchieri di vetro per cercare la droga da me non li riprendete, anzi, qui dentro non riprendete proprio niente!
Era venerdì sera naturalmente e la domenica è uscito l’articolo sul giornale : “Bliz al Kinki, la proprietaria non l’ha presa bene”.
Ti sbagli amico mio, non è che non l’ho presa bene, semplicemente ho esercitato un mio sacrosanto diritto contro il tuo abuso. Pensavi che essendo coi CC tu potessi compiere un illecito? No, caro. A maggior ragione perchè non c’era niente che i carabinieri potessero trovare. E a proposito, l’articolo senza immagini lo leggevo in aereo mentre volavo alle Maldive per cui ho soprasseduto a replicare. Forse è andate peggio a te e al tuo miserrimo articolo che ha lasciato il tempo che ha trovato non essendoci niente da raccontare.
Oppure che dire di quella volta che un gruppetto di miei clienti è uscito in strada per fumare e un tizio, con una catena arrotolata nella mano ha chiesto loro una sigaretta. Al diniego questo non ha proferito motto, ha tirato un pugno in faccia a uno di loro e i miei buttafuori, dalla parte opposta della strada hanno sentito un rumore sinistro. Il ragazzo è stramazzato al suolo. In coma.
Era sabato sera tardi, la serata è finita e, neanche il tempo di arrivare a casa che arriva la convocazione in questura. Da lì fino a quando il ragazzo si è risvegliato, per fortuna, due giorni dopo, non abbiamo avuto pace. Nessuno ha voluto credere che fosse successo in strada, non hanno creduto a noi, ai buttafuori e nemmeno agli amici dello sfortunato ragazzo. No, hanno mandato anche qualcosa che assomigliava alla scientifica per fare i rilevamenti in cerca di sangue e altre tracce all’ interno del locale. I giornalisti di cronaca che chiamavano incessantemente per avere una dichiarazione. Solo che quando gli spiegavi che era successo fuori dal locale ti sentivi rispondere: “ah è successo fuori? ah allora non è successo niente”. Si, giuro, dicevano così: siccome non era successo dentro allora non era grave!! È finita solo quando hanno avuto la dichiarazione del ragazzo che ha confermato che l’ aggressione era avvenuta in strada.
Ovviamente poi si è saputo che quello con la catena arrotolata nella mano faceva parte di una banda che nella stessa sera ne ha picchiati e feriti altri lungo quella cloaca pedonale a cielo aperto che è via Zamboni, in pieno centro a Bologna.
O vogliamo parlare di quella volta che, durante l’ennesimo “bliz” sempre in periodo pre elettorale, i carabinieri prendono la mia borsa e la ribaltano sulla scrivania del mio ufficio? Così, come sei io fossi una delinquente qualunque, senza mandato, senza niente. Borsa presa e rovesciato il contenuto sulla scrivania..!
Trovano un manganello retrattile di ferro e me lo sequestrano. Io spiego al maresciallo che io rientro sempre sola con l’incasso a tarda notte, mi consolava averlo con me anche se sapevo che non era esattamente legale. Però meglio quello della pistola, no?
No, non ha voluto saperne, sequestrato come arma impropria. Bene, indovina un pò cosa mi è successo qualche tempo dopo?
Tentativo di rapina sotto casa alle 5 del mattino con sparo. Mentre il balordo mi teneva da dietro per la gola, forse col mio manganello avrei potuto difendermi, invece avevo solo i miei tacchi 12 che mi hanno fatta cadere a terra e mentre io ero in terra quello ha sparato. Non mi ha preso per fortuna ma ci sono due cose che mi hanno indignato nel profondo: la prima è che, quando sono arrivate le forze dell’ ordine mi hanno chiesto una descrizione (che ho rilasciato sotto shock), e poco dopo sono venuti dicendo che avevano fermato uno che corrispondeva ma i pantaloni non erano beige come detto da me ma verdi, per cui l’hanno lasciato andare, (ricordiamoci della scientifica dentro al locale per un fatto avvenuto fuori e facciamo un parallelo con un rapinatore in giro alle 5 di mattina che corrisponde ma il colore dei pantaloni è solo di qualche tonalità diverso lasciato andare [sic!]).
Il colmo vero però lo raggiungo 3 mesi dopo quando, alle 9 di una serata di maggio sono in macchina parcheggiata davanti a casa e mi arriva uno che inizia a farmi vedere i gioielli di famiglia e a strusciarli contro il vetro della macchina. In condizioni normali sarei scesa e gli avrei tirato un bel calcio nelle balle, ma mi avevano sparato da poco, per cui ero terrorizzata. Allora chiedo alla persona con cui ero al telefono di chiamare la polizia che arriva e deve chiedere i rinforzi perchè in 3 non lo tenevano stretto. Io impietrita e terrorizzata, tralascio di raccontare che questo aveva un fascicolo dove mancava solo l’omicidio per il resto aveva la collezione completa, compresa l’evasione e me ne vado al processo per direttissima la mattina successiva che era lunedì .
Il mercoledì sera vado a lavorare e viene a trovarmi un esponente importante di quel corpo di polizia che ha il potere di vita e di morte sul tuo locale. Pensavo fosse una visita di cortesia, un voler manifestare vicinanza a una donna che nella “fantastica” Bologna aveva avuto nel giro di poco due disavventure notevoli. E invece?
“Sai, sarebbe meglio che tu smettessi di finire in cronaca nera, hai un locale…”
Mi fermo qui. Non è nemmeno commentabile. Ne avrei altre da raccontare ma basta così perchè mi risale l’incazzatura. Questo è il trattamento dei “buoni”, non mi dilungo a parlare dei “cattivi”: finti amici, approfittatori, scrocconi, affabulatori vari… Lo farò però, dedicherò qualche riga anche al cosiddetto “popolo della notte”, e ci sarà da ridere..
Io credo che noi gestori abbiamo IL DIRITTO di essere un pò più rispettati e presi in considerazione. Chi gestisce uno o più locali da lungo tempo è indubbiamente un professionista serio e preparato su aspetti giuridici e artistici. Non tutti gli imprenditori sono come noi, il nostro lavoro è tecnica e improvvisazione. Noi siamo diventati molto bravi a domare i leoni, a lanciarci dal trapezio, a state in equilibrio sulla fune, a fare i giocolieri e a far pagare il biglietto.
Questa è la vita di un gestore a caso.
A Napoli si dice l’ arte dei pazzi, e non è una espressione offensiva. Non tutti possono fare questo lavoro. E non tutti ne possono parlare giudicando senza sapere. Un servizio in una trasmissione televisiva andata in onda oggi mi ha veramente indignato. Basta! non se neppur più d’essere considerati alla stregua di incapaci e irresponsabili !!
Scusate lo sfogo.
P.S. Ma chissà, magari come in tutte le Italiche vicende, c’è anche il rischio di passare da vessati a sublimati: da un estremo all’ altro, as usual